Il fascino preistorico dell’Isola di Komodo

L’isola di Komodo si trova in Indonesia, nel Mar di Flores e ha una peculiaritá unica: è uno dei pochi luoghi sulla terra dove si possono incontrare allo stato brado i famosi Draghi di Komodo, la più grande specie di “lucertola” vivente (genere sauro), che può raggiungere il peso di 70 kg e la lunghezza di 3 metri.

Ho fatto scalo a Komodo nel Gennaio 2014, durante una crociera a bordo di Celebrity Millennium.

La leggenda vuole che siano i discendenti dei mitici draghi sputafuoco, da qui il loro nome.

Che sia vero o meno, bisogna sapere che questi lucertoloni sono carnivori, addirittura cannibali, infatti possono mangiare, non riconoscendoli, i propri piccoli, e inoltre, se già non bastasse, la loro saliva è velenosa.

Anche se in apparenza sembrano immobili e talmente grossi da escludere che possano fare balzi improvvisi, sono invece molto veloci e più attivi nelle prime ore del mattino, quando il clima è meno caldo.

Perché andare in un posto simile, mi è stato chiesto da diverse persone? Innanzitutto è un’esperienza unica e un tour nel parco naturale di Komodo è come una gita a Jurassic Park, sembra di essere tornati alla preistoria.

L’isola è praticamente come poteva apparire milioni di anni fa, non ci sono strade, poche costruzioni in legno, nessuna macchina, e gli unici mezzi motorizzati sono le imbarcazioni che attraccano al molo dove si accede al parco naturale o alle spiagge o al piccolo villaggio su palafitte.

Escursione

Nell’isola di Komodo, si può solamente sbarcare se si partecipa a un’escursione guidata, prenotata con la compagnia di crociera o con una guida locale autorizzata.

Io ho optato per il fai da te con guida locale e mi sono organizzata, grazie al forum di Cruise Critic, con un gruppo di 15 croceristi di varie nazionalità, per lo più americani e britannici, con l’aggiunta italiana mia e di mio marito.

Con questo gruppo abbiamo praticamente fatto tutte le escursioni della crociera, pianificandole scrupolosamente mesi e mesi prima della partenza. Per ogni escursione, a turno, c’era un capogruppo e nel giorno di Komodo tale incombenza è toccata a me.

Ho dovuto quindi andare a ritirare i ticket per il tender che ci avrebbe portati a terra e contattare il ranger che ci ha guidati tra le insidie dell’isola. Il nostro gruppetto come segno di riconoscimento indossava una bella e variopinta collana di fiori finti e io mi immaginavo già una scena apocalittica da film horror, in cui alla conta finale mancavano un certo numero di persone e a loro ricordo giaceva la corona sul suolo di Komodo, dato che ero certa che i lucertoloni, che tra parentesi della preda mangiano anche le ossa, avrebbero sputato i fiori finti.

Sul Today in cabina erano comparse notizie “allarmanti” del tipo, “evitate di scendere a terra se avete ferite sanguinanti o fresche”, “si sconsiglia la discesa alle donne durante il periodo mestruale”. I draghetti hanno un olfatto bionico e sentono odor di sangue a chilometri di distanza. All’ora X (come la bella X della ciminiera di Celebrity) ci siamo ritrovati al punto di incontro, il Martini Bar.

Peccato fosse chiuso, altrimenti un bel cocktail superalcolico prima di sbarcare non sarebbe stato male, ma ci siamo ripromessi di tornare alla sera, nel caso fossimo tutti scampati al safari fotografico.

Il fascino preistorico dell'Isola di Komodo

Il fascino preistorico dell’Isola di Komodo

Scesi a terra il nostro ranger ci è subito venuto incontro e insieme abbiamo iniziato ad addentrarci nella giungla, accompagnati da raccomandazioni e racconti di turisti sbranati. Pare che l’ultima sparizione risalga al 1974, anno in cui un barone svizzero si staccò per un attimo dal gruppo e non venne più ritrovato, ma vennero rinvenuti i suoi occhiali da sole e la sua macchina fotografica, evidentemente indigeste alle care bestiole.

Dopo una bella scarpinata siamo finalmente arrivati in una radura dove c’era un nutrito, almeno noi abbiamo sperato ben nutrito, gruppo di lucertoloni, all’apparenza sonnolenti e praticamente immobili.

Dopo averli rimirati e fotografati abbiamo proseguito per la spiaggia e qui ci siamo diretti in barca all’unico villaggio dell’isola, dove vivono i ranger con le famiglie in palafitte (per evitare assalti dei draghetti). Il paese è poverissimo, come d’altra parte quasi tutta l’Indonesia, e abbiamo fatto visita alla scuola locale per la quale avevamo portato da casa diverso materiale come biro, matite e simili e dove abbiamo lasciato un’offerta in denaro.

Qui i bambini hanno organizzato per noi un breve spettacolo di danze e giochi locali. Finita la visita abbiamo proseguito per la spiaggia rosa, bellissimo e selvaggio tratto di costa, dove abbiamo potuto fare un bel bagno ristoratore.

A fine giornata le mie coroncine di fiori finti erano ancora tutte ben attaccate al collo e tutti insieme siamo ripartiti in tender alla volta della nostra nave per finire degnamente la serata con un Cosmopolitan al Martini Bar.

Consiglio questa escursione a tutti, a meno che non abbiate un terrore incontrollabile delle lucertole, nel racconto ho un tantino esagerato, ma il barone svizzero è un fatto reale, anche se io sono convinta che i nostri lucertoloni in quella occasione non abbiano saputo resistere a un bel bocconcino di sangue blu.

Unica raccomandazione, usate un repellente per gli insetti, chissà che non agisca anche sui lucertoloni, indossate scarpe comode e chiuse, dato che dovrete percorrere un bel tratto di strada sterrata e poi prima dello sbarco fate un po’ di allenamento sul tapis roulant della palestra, potrebbe esservi utile in caso di brusco risveglio di un draghetto.

Image credit: Cinzia Marchisio. Tutti i diritti riservati.

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22/08/2015 ore 15.30 – “Post protetto da Licenza Creative Commons International CC BY-ND 4.0″

 

Cinzia Francesca Marchisio
Cinzia Francesca Marchisio

Cruise addict convinta, con la bellezza di 430 giorni di crociera alle spalle, in passato ha collaborato per otto anni con il portale di ItalianSubs, utente molto attiva in Cruise Critic, è inoltre admin di Croceristi per la vita

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