Scomparsi in mare, dramma e mistero senza fine

L’improvvisa scomparsa a bordo dei passeggeri, che in questi giorni è alla ribalta della cronaca, ha di nuovo scoperchiato un argomento di cui poco si parla: la morte o la sparizione come nel nulla di una decina di persone ogni anno, è ormai un dato acclarato.

Scomparsi in mare, dramma e mistero senza fine

Scomparsi in mare

Esistono diversi siti, spesso gestiti da associazioni di parenti, che si occupano di informare l’opinione pubblica e di aggiornare la triste conta che vede, dal 1995, un totale di scomparsi in mare che supera abbondantemente le 280 unità, come riporta il sito Cruise Junkie che tiene l’elenco aggiornato.

Che si tratti di suicidi e quindi di gesti intenzionali di personale di bordo oppure di passeggeri, o di omicidi o ancora di sfortunati episodi di ubriachezza manifesta finita in malo modo, fa davvero venire i brividi anche solo pensare alla possibilità che si parta e non si faccia più rientro a casa.

Buona parte degli episodi accadono la notte, durante la navigazione: è dunque spesso difficile accorgersi della scomparsa, specie se si è in comitiva e si è alzato troppo il gomito. Certamente cadere senza scavalcare è davvero molto difficile (non impossibile ma realmente difficile), considerando le altezze dei parapetti e delle ringhiere nei balconi delle cabine che arrivano almeno a metà torace ed ecco spiegato perché la maggior parte delle volte si propende a considerare le scomparse intenzionali, dunque suicidi.

Sono milioni i passeggeri che ogni anno scelgono una vacanza in crociera e questi numeri sono, statisticamente parlando, molto bassi, tuttavia non si può far finta di nulla: ogni scomparsa è legata ad una persona non ad un numero e la fine, spesso senza nessuna spiegazione, non può non lasciare indifferenti.

Si tratta realmente di suicidi oppure sono cadute accidentali in mare o ancora si tratta di spinte volontarie? Purtroppo la realtà dei fatti è che in molti casi rimane il mistero. E questo non è di alcun conforto per le famiglie delle vittime, che spesso e volentieri non possono nemmeno piangere sulla tomba dei congiunti scomparsi, perché il corpo non verrà mai più ritrovato,

A Phoenix, in Arizona, esiste un’associazione, l’International Cruise Victims, creata da Kendall Carver, un padre che non ha più notizie della figlia scomparsa durante una crociera in Alaska nel 2004: fornisce sostegno alle famiglie delle persone scomparse durante una crociera ma si occupa anche di altri crimini che avvengono a bordo, come quelli sessuali, i furti, i rapimenti etc.

Ci si può chiedere come mai le sparizioni a bordo siano così complicate da gestire: la risposta è semplice. Una volta che la nave lascia il porto si è in acque internazionali e a bordo vigono le leggi (anche di polizia) del paese dove la nave è stata registrata. Gli addetti alla sicurezza a bordo sono equiparabili a guardie private e si muovono in queste circostanze seguendo un iter ben preciso: se nessuno ha visto in maniera diretta qualcuno cadere, si eseguono le ricerche in tutta la nave e si visionano le telecamere di sicurezza presenti a bordo. A volte passano parecchie ore prima che ci si renda conto che un passeggero è introvabile.

Ma alcune volte la colpa non è nemmeno da imputare alla sicurezza di bordo: spesso vengono avvisati con ore di ritardo, giustificate da motivi banali (alterchi, una compagnia di amici che ha alzato il gomito etc.)

La Guardia Costiera – come documentato in alcuni casi dai parenti delle vittime –  viene avvisata in questi casi con notevole ritardo – che per una nave in movimento significa essersi allontanati di miglia e miglia dal luogo della caduta in mare, con ricerche senza frutto perché indirizzate in un tratto di mare lontanissimo dal punto d’impatto in acqua: insomma, tutto questo iter complicato rende di fatto le scomparse una sorta di mondo parallelo nel quale è difficile in molti casi districarsi ed agire in maniera tempestiva.

Se si va a spulciare tra le storie, si scopre che sono davvero numerosi i casi di persone scomparse senza un motivo, senza un biglietto d’addio, senza aver lasciato una minima traccia, nemmeno nelle telecamere di controllo interne della nave, senza insomma un perché che possa dare una sorta di consolazione alle famiglie. Capite quanto può essere angosciante per un familiare non avere più da anni nessuna notizia su quale fine abbia fatto il proprio congiunto.

Ad occuparsi del caso anche una commissione d’inchiesta istituita dal Senato americano mentre per le Compagnie in linea generale, prevale la linea del silenzio. Ufficialmente per evitare casi di emulazione, ufficiosamente non possono non chiedermi se sia legato a cattiva pubblicità in primis, a problemi legati alla buona percezione della vacanza in crociera (tutto deve essere equivalente alla felicità pura e non certo essere legato ad episodi tristi).

Spulciando negli annali delle scomparse disponibili nei siti che vi ho linkato, si scoprono altre cose interessanti:

  • Il numero di uomini caduti in mare è nettamente superiore al numero di donne
  • il primato negativo spetta a Carnival Cruise Line, con ben 58 casi
  • L’età media si aggira sui 41 anni
  • Si ha più probabilità di cadere fuori bordo l’ultima notte della crociera
  • Per quanto riguarda gli States, finiscono in mare più uomini e donne provenienti da California e Florida, due stati solitamente legati a mare/felicità/positività/allegria/feste
  • Per fortuna non sempre chi cade in mare non viene più ritrovato oppure muore
  • C’è una grande maggioranza di persone che finisce in acqua perché ha fatto di base stupidaggini come sporgersi dal balcone o dai ponti o sedercisi su quando è ubriaco o su di giri, oppure ha fatto l’idiozia di passare da un balcone di una cabina ad un altro, situazione sempre più di moda tra gli adolescenti che non si rendono per niente conto del rischio che corrono!

Alla luce di tutte le mie ricerche, ciò che emerge è che alla base delle scomparse ci sono vari fattori: suicidio e dunque scelta volontaria di buttarsi in mare, omicidio (i casi sono rari ma ci sono), comportamenti sconsiderati. Decisamente quasi mai casi fortuiti, almeno a giudicare dalle storie visionate. Ogni evento è a sé, in alcuni casi ci si trova dinnanzi a veri e propri misteri di persone che non avrebbero avuto nessun ragionevole motivo di buttarsi in mare e il mistero è inerente alla poca collaborazione dei colleghi di lavoro o dei conoscenti con cui si viaggia, nel dare spiegazioni plausibili che possano aiutare a far luce nella vicenda.

E’ evidente che almeno negli ultimi anni, con i controlli imbarco/sbarco notevolmente aumentati per i rischi legati al terrorismo, non si può parlare di persone scomparse volontariamente, che si sono rifatte una vita una volta scese a terra in un qualsiasi porto del tragitto. I badge tengono conto sempre (anche nel caso del personale) di chi sale e di chi scende, sarebbe impossibile insomma. In questi casi le opzioni per gli inquirenti rimarranno sempre e solo due: salto volontario oppure omicidio (e nel caso non si trovassero indizi utili alle indagini in tal senso, anche nel caso lo sia realmente, viene poi classificato come suicidio o rimane nel limbo dei Mistery files).

Ai parenti delle vittime rimangono solo i ricordi dei propri congiunti spariti senza una spiegazione e, senza un corpo, anche il dubbio che le cose siano andate diversamente da come vengono prospettate, oltre allo strazio di non poter piangere su nessuna tomba.

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27/02/2017 ore 17.00 – “Post protetto da Licenza Creative Commons International CC BY-ND 4.0″

Daniela Pisano
Daniela Pisano

Blogger e cruise addict, viaggiare è sempre stato il mio chiodo fisso, insieme alla passione innata per l’archeologia e l’Egitto, per il mare e per i paesi orientali. Amo fotografare i particolari più strani, le cosiddette prospettive insolite. Sono sarda e son dello Scorpione, amo la mia terra perché mi ha insegnato a capire il mare in tutte le sue sfumature!

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