Crazy Cruises di Daniela Pisano

Chiamatela semplicemente crocierite!

Noi la chiamiamo crocierite acuta: è una sorta di sindrome al non star fermi, al desiderare di risalire a bordo il più velocemente possibile, che ci assale generalmente il giorno prima di sbarcare.

Chiamatela semplicemente crocierite!

Una sorta di malinconia che ci pervade e che nel momento in cui mettiamo il piede per terra al momento dello sbarco, ci costringe a girarci indietro e a dare l’ultimo sguardo, promettendo mentalmente alla nave (a voce alta ci prenderebbero per matti) che ci si vedrà al più presto.

E il rientro a casa è ancora peggio: si ripercorrono sui social tutti i momenti vissuti, non si dimentica nulla, quasi che, mettendo nero su bianco ogni sensazione e pubblicando ogni foto di ogni momento vissuto, ci si senta ancora a bordo…in fondo basta solo chiudere un attimo gli occhi e ritrovarsi seduti nel salone principale con in mano un cocktail, ascoltando la musica di sottofondo e rivivendo intensamente quella sensazione di benessere mentale e fisico.

A raccontarla così mi rendo conto che davvero è un qualcosa che visto dall’esterno, dal punto di vista di chi non ha mai vissuto queste sensazioni, sia davvero da fuori di testa.

Ma per chi lo vive, ogni volta è sempre la stessa storia, che sia il primo o il centesimo viaggio, quasi fosse una droga!

Dal punto di vista tecnico, questa sensazione si chiama sindrome di Wanderlust, descritta nel Dizionario Oxford come un forte desiderio di viaggiare o come un uomo o una donna consumati dalla voglia di viaggiare…vi ricorda qualcosa?

Quante volte non considerate la possibilità di organizzare una nuova crociera, quanti gruppi social frequentate e quante volte ripercorrete all’indietro al memoria? Tante, ne sono più che sicura!

Eppure sapete che esistono degli studi appositi che spiegano diverse teorie dietro la nostra vera e propria “sindrome“?

Una teoria* dietro la motivazione di un viaggio è radicata nella nostra infanzia, quando, da bambini, impariamo attraverso il gioco e l’immaginazione.

Alla base dei giochi di immaginazione ci sono scenari fantastici e posti meravigliosi, che sono il nostro carburante da adulti, qualcosa che tira fuori continuamente la nostra curiosità di scoperta di nuovi posti.

Ma soprattutto, e qui non crederete alle vostre orecchie, può essere un problema strettamente genetico: avete capito bene.

C’è un gene, denominato DRD4, che è recettore della dopamina D4 nella sua variante DRD4-7r.

Questa variante è presente in circa il 20% della popolazione umana ed è collegata con irrequietezza e curiosità, oltre ad essere associata con l’ADHD (Schilling, Walsh e Yun, 2011), il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività.

Questo tipo di irrequietezza può indurre le persone a prendere rischi maggiori, e tra loro l’esplorazione e l’aspettativa nello scoprire luoghi nuovi o diversi: ciò è strettamente legato ai livelli di dopamina, che ha una funzione fondamentale sull’umore e i suoi equilibri.

Aspettativa, l’intraprendere una nuova avventura, la voglia di riprenotare appena sbarcati, è tutto legato ai livelli di dopamina, che, una volta appagati, rilasciano quella sensazione di benessere e di eccitazione nell’attesa che ben conosciamo: tutta colpa di un gene.

Possiamo dunque ritenerci parte integrante di quel 20% di popolazione che ha questa “mutazione genetica“? Potrebbe essere: pensate solo a tutte quelle persone che, contrariamente a noi, mai si sposterebbero, mai prenderebbero rischi (perdere l’aereo, arrivare in ritardo etc), mai assaggiarebbero piatti diversi da ciò che ogni giorno mangiano…non sono poi così pochi, dato che giornalmente ci si scontra proprio con coloro che pare non riescano a capire la nostra continua voglia di uscire dall’ordinario, di programmare con largo anticipo, di non riuscire a stare nello stesso luogo tanto a lungo (l’elenco potrebbe essere davvero lungo)!

In conclusione, possiamo o meno dare la colpa al gene DRD4-7R e anche alla nostra immaginazione, dovuta ad un’infanzia particolarmente ricca di gioco e fantasie.

Fatto sta che il wanderlust, questa voglia di ripartire, di esplorare luoghi sempre più lontani, di non considerare proprio più gli itinerari del Mediterraneo, di spingersi persino a chiedere un preventivo per le crociere in Artico e Antartico, da oggi dovrò tatuarlo sul corpo, è la mia nuova sindrome da crociera.

Questa nuova spiegazione potrà tornare sempre utile da spiattellare ai vicini, colleghi, amici invidiosi o al marito/moglie troppo attenta a fare i conti in tasca a noi sognatori incalliti ;P

*Gopnik, A., Meltzoff, AN, e Kuhl, PK (2009)  – Lo scienziato nella culla: Menti, cervelli, e come i bambini imparano. HarperCollins

 

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19/09/2015  ore 14.30
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